Non
avendo locali idonei, le grandi sale del piano terra furono suddivise da nuovi
muri e solai. Si crearono così delle piccolissime celle. Qui i prigionieri
stavano al buio. Queste cellette pare fossero anche popolate da topi, scorpioni
e tarantole. Un incubo. E di quei giorni dannati sono rimaste delle
testimonianze scritte: chiunque visita il castello può venirne a contatto.
Sono
centinaia i graffiti presenti sui muri e gli stipiti di porte e finestre. «Miseru
cu troppu ama e troppu cridi» è una delle frasi più emblematiche che si
trova all’interno del castello. Ma non ci sono solo frasi o numeri (tantissime
le date). Ci sono anche simboli come i nodi di Salomone.
IL MISTERO
Bene,
in questo spazio, si sono da sempre tramandati racconti di apparizioni e strani
movimenti. C’è chi sostiene che sono soprattutto coloro che lavorano
all’interno del castello ad essere testimoni di queste manifestazioni:
dalle porte che all’improvviso si aprono alle urla di uomini e donne…
Avvertibili soprattutto nelle ore notturne, tali
fenomeni si caratterizzano in lamenti, rumori
anomali, oggetti che si spostano, pianti, apparizioni, visioni
eteree e zone in cui, senza alcuna spiegazione plausibile, la
temperatura diviene più fredda. Alcuni testimoni (prevalentemente i custodi
della struttura) riferiscono di porte che si aprono e
si chiudono spontaneamente, luci che si accendono e
spengono da sole, dispositivi elettronici che manifestano inspiegabili anomalie
ed agiscono senza controllo.
Inoltre, taluni visitatori che transitano per le
stanze o percorrono i corridoi, affermano di avvertire la
sensazione di sentirsi quasi bloccati ed incapaci di muoversi,
come se qualche entità invisibile li stesse bloccando.
Gli abitanti della zona sono certi che il Castello
Ursino sia infestato da fantasmi, dalle anime in pena dei
numerosi prigionieri che ivi trovarono la morte per le insostenibili condizioni
di reclusione. Altra interessante leggenda riguarda le stanze superiori della
fortificazione. In quest’area sarebbero apparse figure eteree, in particolare
quella del fantasma di un bambino visto volteggiare
nella parte più alta del castello.
A rendere più interessate il mistero, vi sono alcune fotografie che ritraggono figure fantasmagoriche, femminili, maschile e talvolta animalesche.
Un’ultima considerazione
va dedicata ad una stupenda opera artistica custodita nel Castello. Si tratta
della “Testa di Ofelia Pazza“, dipinta da Michele Rapisardi nel 1865. Molti di
coloro che osservano l’opera giurano di avvertire una sensazione di spiacevole
turbamento, come se “Ofelia” li fissi con sguardo severo e reale, insinuandosi
in profondità e nei loro pensieri.
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