Tra
la fine del 1239 e l'inizio del 1240, Federico II di Svevia dà il via alla
costruzione del Castello Ursino, affidata al "praepositus aedificiorum"
Riccardo da Lentini. Con una lettera datata 24 Novembre 1239, l'imperatore
invitava i catanesi a versare una somma di duecento once in oro per la
costruzione del castello ed i lavori iniziarono da lì a breve, incalzati da una
possibile rivolta cittadina.
La
costruzione del Castello Ursino faceva parte di un complesso sistema difensivo costiero
della Sicilia orientale (fra gli altri anche il castello
Maniace di Siracusa e quello di Augusta sono
riconducibili allo stesso progetto) e come simbolo dell'autorità e del potere
imperiale svevo in città. Nonostante le difficoltà economiche
imponessero in quegli anni l'interruzione dei lavori in gran parte degli altri
castelli siciliani, il castrum catanese fu costruito in breve tempo su di un
promontorio che si affacciava sul mare ma che dominava altresì il centro
urbano. Non più isolata roccaforte, ma vera "struttura" urbana a
presidio della città, in relazione con la sua configurazione ed il suo
sviluppo.
Il nome
"Ursino" dato al castello deriverebbe da Castrum Sinus ovvero
il "castello del golfo"Tuttavia in origine il castello non
doveva trovarsi per nulla sulla riva del mare come dimostrato dalle planimetrie
di XVI e XVII secolo e la stessa denominazione Ursino sarebbe
legato alla omonima famiglia castellana che nel corso del XIII
secolo lo avrebbe occupato.
I Vespri siciliani
All'interno
del castello si vissero alcuni dei momenti più importanti della guerra del
Vespro. Nel 1295 vi si riunì il Parlamento Siciliano, che dichiarò decaduto Giacomo
II ed elesse Federico III a re di Sicilia. Nel corso del 1296 il
castello fu preso da Roberto d'Angiò e successivamente espugnato nuovamente dagli aragonesi.
Re Federico abitò a partire dal 1296 il maniero, facendone la corte aragonese e
così fecero anche i successori Pietro, di Ludovico, Federico IV e Maria. Inoltre la sala dei Parlamenti fu
nel 1337 anche la camera ardente per la
salma di re Federico III. Nel 1347 all'interno del castello venne firmata la
cosiddetta Pace di Catania fra Giovanni di Randazzo e Giovanna d'Angiò.
Il castello sede reale
Il castello
Ursino fu dimora reale dei sovrani del casato Aragona di Sicilia (ramo
parallelo siciliano del casato di Barcellona) e ospitò tutti i re da Federico
III e tutti i suoi discendenti fino al 1415 ospitò la regina Bianca d'Evreux
di origine normanna ma ereditaria del regno di
Navarra sposa di Martino I di Sicilia (deceduto nel 1409). Ancora ai primi anni
del XV secolo l'edificio è circondato dalla
città e diverse casupole vi si addossano. Sarà re Martino I di Sicilia nel 1405 a far eseguire lo sgombero dello spazio intorno
al maniero per ricavare una piazza d'arme, demolendo tra gli altri il convento
di San Domenico, lì ubicato dal 1313.
Dal XVI secolo, con
l'introduzione della polvere da sparo, il castello vide sempre più indebolito il suo ruolo militare, diventando
temporaneamente dimora di viceré, e più costantemente del castellano, mentre
una parte di esso fu adibito a prigione.
Si deve a
questo periodo, in particolare sotto la reggenza di Carlo V, una massiccia manipolazione
dell'edificio atta a ricavarne una fortezza integrata con il sistema difensivo
civico: viene costruito il Bastione di San Giorgio a difesa del castello sul lato
sud ed il Bastione di Santa Croce verso nord-est, mentre al
suo interno vengono eseguite alcune modifiche in stile rinascimentale. Fu in
seguito dotato anche di un ponte levatoio.
L'11 marzo 1669 da una frattura sopra Nicolosi cominciò la più imponente eruzione dell'Etna di epoca storica, che dopo aver distrutto orti e casali, giunse alle mura della città, che riuscì a superare da Nord-Ovest, nella zona del Monastero di San Nicolò l'Arena, per poi dirigersi verso lo stesso Bastione di San Giorgio. Il 16 aprile la lava arrivò attorno al castello e pur non intaccandone le strutture ne colmò il fossato, coprì i bastioni e spostò per alcune centinaia di metri anche la linea di costa. Qualche tempo dopo anche il terremoto del 1693 provocò una serie di danni alle strutture, compromettendo definitivamente il ruolo militare del castello.
Restaurato,
continuò ad ospitare le guarnigioni militari prima piemontesi (1714) e quindi borboniche, assumendo anche il nome di Forte
Ferdinandeo. Rimase tuttavia prigione fino al 1838, quando il governo borbonico
riconoscendone il ruolo come fortilizio, vi apportò restauri e vi aggiunse
nuove fabbriche che finirono con l'occultare sempre più l'originaria struttura
sveva.
In tale
stato il maniero rimase fino agli anni 30 del Novecento,
quando fu oggetto di un radicale restauro, in vista della sua trasformazione in
Museo.
Difficile, per chi lo visita oggi, immaginarne l'originaria collocazione strategica. L'eruzione del 1669 modificando il rapporto dell'edificio con il terreno e la sua posizione all'interno del tessuto cittadino ne snatura l'originaria vocazione. La colata lavica lo circondo’ lasciando pressoché intatta la struttura ma distruggendone la funzionalità militare. Viene alterata anche la visuale del Castello, reso meno imponente dal "livellamento" del terreno.
La struttura del Castello esprime gli aspetti essenziali dell'architettura Federiciana: una pianta rigorosamente geometrica definita da un doppio perimetro quadrato con al centro un'ampia corte interna. Una struttura perfettamente regolare e simmetrica che ripete se stessa, segnata da quattro torri angolari e quattro torri mediane, due delle quali ancora esistenti.
Restaurato in epoca fascista, dal 1934 il Castello ospita le raccolte civiche in cui sono presenti le sezioni archeologiche Medievale, Rinascimentale e Moderna.
Nel
1988 inizia il restauro volto a recuperare alla città di Catania un monumento
di inestimabile valore del suo patrimonio storico e culturale.
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