Il Teatro Romano e l'Odeon di Catania


Il complesso archeologico del Teatro e dell'Odeon di Catania si erge sulle propaggini meridionali della collina di Montevergine, sede della colonia di Katane, fondata dai Calcidesi dell'Eubea nel 729-728 a.C.

Costruito nel I sec d.C. su di un preesistente e più antico edificio teatrale greco, l'Odéon raggiunse il suo assetto definitivo nel II sec. d.C., come testimoniano molte delle sculture, dei bassorilievi e degli elementi architettonici rinvenuti. 

La costruzione semicircolare, avente una capacità di circa 1500 spettatori, è caratterizzata da diciotto muri che formano cunei stretti e lunghi all'interno dei quali ci sono diciassette (ne restano sedici) vani coperti; l’orchestra è pavimentata in marmo.

Il suo declino si verificò fra il VI ed il VII sec. d.C. e già nel medioevo fu ricoperto di case che ne impedirono per secoli la vista.

Oggetto di numerose ricerche archeologiche, iniziate nella seconda metà del 1700 dal principe di Biscari e ancora oggi in atto, il Teatro ha subito, nel corso degli anni, notevoli modificazioni in relazione alle trasformazioni urbanistiche della città ed agli importanti eventi naturali che hanno determinato l'evoluzione di Catania.

La sua esistenza, però, è ben documentata nelle vedute della città, realizzate prima e dopo il terremoto che nel 1693 la distrusse ed è riconoscibile nella peculiare distribuzione ad arco delle case sovrapposte che perdurò sino allo metà del secolo scorso.



Anche l'Odeon ha seguito lo stesso destino, rimanendo adibito ad abitazioni, botteghe e stalle fino all’espropriazione avvenuta fra la fine del 1800 e gli inizi del 1900.

Sul finire del XIX secolo uno dei proprietari dei palazzi costruiti sopra, il barone Sigona di Villermosa, fece abbattere l'ultimo fornice del Teatro Romano per ampliare il suo immobile. Questo increscioso avvenimento mobilitò la Soprintendenza alle Antichità per la Sicilia Orientale, all'epoca diretta da Paolo Orsi che adottò il pugno duro nei confronti di chi abitava sopra i due teatri e avviò una campagna di esproprio e liberazione delle antiche strutture mai del tutto completata. Da un primo sgombero della fine dell'Ottocento che interessò quasi esclusivamente l'Odèon, si riprese solo negli anni cinquanta del XX secolo in misura massiccia l'opera di sgombero, interrotta dopo una ventina d'anni e ripresa nel 1981.



Il piccolo Odeon, costruito in pietra lavica e mattoni ad ovest del Teatro, all'altezza del III ambulacro, aveva una capienza di circa 1500 persone ed era destinato alle manifestazioni musicali, ai concorsi di poesia o alle prove delle rappresentazioni che si sarebbero poi svolte nell'attiguo Teatro.

Le gradinate, poggiando su 18 muri a raggiera, delimitano dei vani non comunicanti fra di loro e aperti verso l'esterno, probabilmente utilizzati già nell'antichità come botteghe. Ad oggi dell'Odeon non è visibile l'edificio scenico su cui grava un edificio moderno.

Ai piedi della cavea, con un diametro di 22 metri, si apre l'orchestra, il luogo in cui i cori si esibivano in danze e canti. Più volte danneggiato e mal restaurata nel IV sec. d.C., oggi essa esibisce l'originaria e splendida pavimentazione di marmi policromi.

Lo spazio scenico era chiuso ai lati da due alti parascaenia ed al centro da una monumentale frontescena con colonnati marmorei disposti su più ordini e ornati da statue con un repertorio iconografico riconducibile sia al mondo mitologico sia alla celebrazione di avvenimenti e personaggi pubblici.

I recenti scavi hanno fornito preziose informazioni anche riguardo il più antico edificio teatrale greco della cui esistenza si discute già dal 1919, a seguito del ritrovamento di un muro recante su alcuni blocchi la scritta KAT (Katane) collegato ad un altro scoperto nel 1884, a ovest della scena, entrambi erroneamente attribuiti ad un teatro di V sec. a.C.

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