La storia degli Archi della Marina di Catania

 

Gli Archi della Marina sono un lungo viadotto ferroviario sorto nella seconda metà dell’Ottocento come trait d’union della linea Catania-Siracusa in risposta al crescente traffico turistico ed industriale della costa orientale della Sicilia. La Catania post-unitaria inizia ad espandersi territorialmente ed economicamente, reggendosi in buona parte sulla lavorazione dello zolfo, minerale presente in enormi quantità nell’entroterra siciliano e che veniva proprio raffinato in zona, all’interno del complesso industriale delle Ciminiere. Fu dunque così che nel 1886 la città di Catania riuscì a dotarsi di una Stazione Centrale che collegava il capoluogo etneo con Messina, rendendo successivamente necessario l’allacciamento ferroviario anche con la più meridionale città di Siracusa.

L’anno seguente furono dunque costruiti gli Archi della Marina, posizionati al di là delle Mura di Carlo V e costeggianti il fiorente Porto di Catania. Gli archi, 56 in tutto, vennero interamente costruiti in roccia vulcanica e roccia calcarea sotto la supervisione dell’ingegnere francese Petit per conto della società Vittorio Emanuele. È infatti possibile notare l’alternanza, nelle decorazioni degli archi, del grigio Basalto e del bianco Avorio, colori che caratterizzano da sempre la quasi totalità degli edifici storici della città di Catania. Per un tratto, gli archi si immettono all’interno della Villa Pacini, già esistente da vent’anni prima della stesura del progetto ferroviario. L’inaugurazione ufficiale si ebbe il 1º luglio del 1869.

Ma se oggi gli archi poggiano interamente sul suolo etneo, è bene ricordare che fino agli anni Trenta un terzo degli archi trovava sbocco in sulle acque del porto, costituendo una sorta di ipotetico ingresso alla città a tutte quelle piccole imbarcazioni di pescatori che rientravano a riva dopo una giornata trascorsa in mare. Successivamente, con i lavori di ampliamento del porto, la zona venne interrata e gli Archi della Marina poggiarono interamente sul suolo. Negli anni sessanta si assistette ad un raddoppio ferroviario, rafforzando di conseguenza la struttura in muratura con una seconda sezione. Sempre in quel periodo gli archi diedero riparo a molti senzatetto e da ciò nacque la famosa massima tutta catanese “stari sutta l’acchi ra Marina” quando non si sapeva dove trovare riparo in tempi di crisi.

Articolo di Salvatore Rocca.


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