Ambientata nella Catania settecentesca, questa leggenda racconta del rumore degli zoccoli di un fantomatico cavallo senza testa, che risuonavano misteriosi e inquietanti nella notte in via dei Crociferi… Si credeva fosse uno spirito maligno, un demone, che si aggirava al calar del sole pronto a rincorrere e calpestare le sue vittime e che era governato da antichi dei pagani, adirati di esser stati dimenticati.
Secondo le speculazioni teologiche di molti Padri della Chiesa, il cavallo imbizzarrito, simbolo diabolico di irrazionalità, rappresentava l’ultima strenua resistenza delle vecchie divinità che una volta abitavano la via Crociferi, in seguito alla definitiva vittoria del Cristianesimo. Infatti, il monastero di clausura delle monache benedettine e le numerose chiese che caratterizzano la strada sono stati costruiti al di sopra di antichi templi romani, distrutti e sommersi dalle numerose colate laviche e terremoti. Ad esempio, la chiesa di San Giuliano, edificata tra il 1738 ed il 1760 da Vaccarini, sorge sulle rovine dell’antico tempio di Castore e Polluce; mentre la chiesa di San Francesco Borgia nacque sulle fondamenta del tempio di Ercole, di cui, peraltro, è rimasta una statua, conservata adesso nel museo civico del Castello Ursino.
Ma qual è la verità dietro la leggenda?
Dopo il devastante terremoto del 1693, la città di Catania rinacque, ancora più bella, con il suo barocco sfavillante di cui via Crociferi è un chiaro esempio. Proprio questa via diventò presto il covo della nobiltà catanese. Luogo elegante e nello stesso tempo nascosto, ideale per tenere i propri intrighi amorosi, per ospitare segreti convegni notturni e progettare congiure. Tutti motivi per cui il popolo doveva rimanere lontano da lì.
Ed ecco che, per raggiungere tale scopo, in tutta la città fu sparsa un’ inquietante voce: un cavallo senza testa vagava per via Crociferi durante le notti; bisognava stare alla larga da quel luogo oscuro e misterioso! Grazie alla diffusione di questa leggenda, i nobili potevano svolgere le loro attività indisturbati, lontani da occhi indiscreti.
La tradizione narra che un giovane popolano, in barba alle dicerie, volle dimostrare a tutti di essere un temerario e di non avere alcuna paura del cavallo senza testa. Scommise con alcuni suoi amici che ci sarebbe andato di notte, piantando un grosso chiodo sotto l’arco del monastero di San Benedetto per provare di esserci stato davvero. A mezzanotte, egli, provvisto di una scala e di un martello, andò sotto l’arco e vi conficcò un chiodo, ma, nella fretta, non si rese conto di aver inchiodato anche un lembo del suo mantello e, al momento di scendere dalla scala, sentì come uno strattone: credendo di essere stato ghermito dal cavallo senza testa, si spaventò al punto che gli venne un infarto e morì. Aveva vinto la scommessa, ma la leggenda del cavallo ebbe una clamorosa conferma e nessuno si azzardò più di passare di notte per Via Crociferi.
Per molto tempo i catanesi pensarono bene di starsene alla larga da quel luogo “infestato”, anche se è ancora possibile osservare i buchi lasciati dai chiodi dei numerosi “avventurieri”. Oggi via dei Crociferi è, invece, luogo d’incontro e cuore pulsante della gioventù catanese, oltre a essere letteralmente “infestata” dai turisti che vengono ad ammirarla a tutte le ore. La morale della favola è che una diceria può alla lunga rivelarsi pericolosa, entrando a far parte talvolta nel tessuto identitario di una comunità…Le bugie hanno le gambe corte, anche se, qualche volta, diventano leggenda!
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