IL CASTAGNO
Misurante 22 metri di altezza per 22 metri di circonferenza del tronco, databile a più di 2000 anni, oggi il castagno si presenta composto da tre grandi fusti (precisamente di 13, 20 e 21 metri) ed è considerato come il castagno più grande d’Italia nonché l’albero più antico e più grande d’Europa.
I primi riferimenti storici a questo particolare albero si hanno nel XVI secondo; mentre nel 1630 il castagno e tutti i terreni circostanti divennero proprietà dell’illustre famiglia dei Caltabiano, finchè la zona non passò definitivamente nelle mani del demanio. Durante il ‘700 i nobili e gli intellettuali di tutta Europa ne fecero una delle mete preferite del loro Grand Tour. Tra questi, ad esempio, ci fu il pittore francese Jean Hoel, che lo ritrasse nella sua raccolta di opere “Viaggio in Sicilia e Malta”.
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Negli ultimi anni, il grande albero ha trovato anche un posto nel libro dei Guinness dei primati come l’albero più grande del mondo (tenendo conto della rilevazione del 1780 da cui si evince una misura di 57,9 m di circonferenza con tutti i rami).
Inoltre nel 2008 la maestosità dell’albero è stata riconosciuta anche dall’UNESCO che l’ha nominato “Monumento Messaggero di pace”.
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Si narra di come la regina napoletana Giovanna I d’Angiò (che regnò tra il 1343 al 1381), si trovava, con un centinaio di cavalieri e dame al seguito, sui boschi dell’Etna durante una battuta di caccia; non era infatti raro trovare a quel tempo cinghiali, cervi e daini che popolavano il parco. I nobili cacciatori però vennero sorpresi da un grande temporale e non potendo rientrare trovarono un riparo d’emergenza all’interno del tronco cavo del castagno di Sant’Alfio, il quale riuscì ad ospitare tutto l’intero armamento fino a quando il temporale non passò.
Tuttavia è quasi certo che la regina napoletana non andò mai in Sicilia per cui il racconto popolare cercò di attribuire la vicenda del castagno alla regina Giovanna d’Aragona o all’imperatrice Isabella d’Inghilterra (terza moglie di Federico II) aggiungendo anche del piccante alla vicenda; alcune versioni infatti raccontano che la regina non solo trovò riparo, ma passò sotto le fronde del castagno la notte in compagnia, si dice, di uno o più amanti fra i cavalieri al suo seguito.
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Tutte queste leggende, molto probabilmente, sono semplice frutto di fantasia popolare ma furono d’ispirazione per poesie e racconti. Traendo spunto dalla leggenda, alcuni poeti cantarono la storia del castagno e della regina, fra questi vanno citati Giuseppe Borrello e Giuseppe Villaroel che furono fra i maggiori poeti dialettali catanesi del XIX secolo, e Carlo Parini.
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