Già in epoca greca Catania ha un approdo che , in realtà , e’ una spiaggia molto estesa senza alcun riparo a protezione delle navi.
Nel 1438 re Alfonso d’Aragona amplia questo approdo (chiamato anche ‘porto Saraceno’, oggi la zona sotto palazzo Biscari) con un molo adeguato alle navi di grandi dimensioni dell’epoca spagnola , ed affida la sua manutenzione all’amministrazione cittadina.
Ma questo tratto di costa è esposto alle mareggiate tanto che il porto deve essere riparato ogni anno finché (nel 1601) una violenta mareggiata lo cancella del tutto.
Viene quindi costruito un altro molo, del tutto simile a quello ‘aragonese’, ma ubicato in un tratto di costa più a nord del ‘porto Saraceno’, proprio dove si trova il porto che conosciamo oggi.
Nel 1700 il governo borbonico incarica alcuni esperti maltesi di realizzare un’adeguata fortificazione per difendere il molo dalle mareggiate. In cinque anni di lavoro, i maltesi creano una barriera contro i marosi gettando in mare delle casse di calcestruzzo.
Nel 1800 i borboni realizzano altri lavori alla fine dei quali il porto risulta formato da due moli (uno lungo 258 m. l’altro 122 m.) che abbracciano uno specchio d’acqua esteso 14 ettari
Nel 1933 una violenta mareggiata danneggia le strutture portuali e quindi il porto borbonico viene ancora una volta rinnovato : la diga foranea viene allungata di altri 570 m. , vengono gettate altre casse di calcestruzzo a difesa , viene aggiunto un altro braccio (lungo 200 m.). Questi lavori vengono ultimati nel 1941 e disegnarono il porto esattamente come lo conosciamo oggi. Dopo la guerra vengono realizzate piazza Alcalà e la villa Pacini colmando lo specchio d’acqua con i detriti e le macerie lasciate dei bombardamenti ‘alleati’.
(notizie elaborate dalla pagina dell’Autorità Portuale di Catania)
(nell’immagine , affresco della sacrestia dell’Ecclesia Munita , commissionato dal vescovo Bonadies a Giacinto Platania nel 1669)
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