Storia di Catania

La storia di Catania

affonda le sue radici nella notte dei tempi, ma quella più documentata è lunga 28 secoli, un tempo uguale alla storia della caput mundi Roma!

centro storico
Il centro storico

 

La Fondazione e i Calcidesi nella storia di Catania.


Le origini risalgono a ben prima dell’espansione greca in Sicilia, dell’VIII secolo a.C.

Sono, infatti, legati al contatto con i Fenici dai quali i catanesi ancora oggi conservano l’eredità dell’attitudine al commercio.

Tuttavia, la fondazione di Catania (Kατάvη) si colloca convenzionalmente nel 729 a.C. con l’arrivo dei coloni greci calcidesi guidati da Tucle.

Secondo lo storico greco Plutarco, il suo nome deriva da grattugia (Katane), per l’associazione con le asperità del territorio lavico su cui sorge.

Secondo altre interpretazioni il nome deriverebbe dall’apposizione del prefisso greco katà- (“presso”) ad Aitnè, il nome greco dell’Etna. Avrebbe, quindi, il significato di “nei pressi di” o “appoggiata all’Etna”.

Calcide ha una storia antichissima. Viene citata da Omero nell’Iliade come città che ha partecipato nella spedizione a Troia. Fu abitata da genti di stirpe ionica.

I Calcidesi fondarono numerose colonie nel Mar Mediterraneo soprattutto in Italia e in Sicilia, stringendo intensi legami commerciali e culturali con gli Etruschi.

Non a caso, gli Etruschi usavano come alfabeto quello Calcidese.

Nello stesso secolo della fondazione di Katane (Catania), sempre ad opera dei calcidesi, in Italia meridionale, nacquero altri insediamenti urbani.

Kallipolis (Giarre), Kymai (Cuma), Leontinoi (Lentini), Naxos (Giardini Naxos), Pithecusa (Ischia), Rhegion (Reggio Calabria), Zancle (Messina)

La storia di Catania, dopo un periodo di dominazione siracusana, nel 263 a.C. prosegue sotto i romani.

Il dominio romano

Il capoluogo ancora oggi, nel suo sottosuolo ed esattamente in corrispondenza di Piazza Stesicoro, ci mostra il suo anfiteatro romano.

Storia di Catania romana
L’anfiteatro in una cartolina del 1916

L’opera ospitava 15 mila spettatori.

La circonferenza esterna era di ben 309 metri (la sola arena 192 metri).

La sua storia è riassunta in questo video che narra i momenti alterni, felici e di abbandono, del monumento.

Un lavoro di ricostruzione 3D è stato fatto dai ricercatori del CNR.

La scoperta dell’anfiteatro avvenne a metà del ‘700, periodo ricco di scavi in tutta Europa, per il rinnovato interesse archeologico.

Il gioiello architettonico fu aperto al pubblico (con una presentazione ufficiale al Re) nel 1904, grazie alla maestosa opera dell’architetto e ingegnere catanese Filadelfo Fichera.

Altro monumento d’età romana parzialmente risparmiato da sismi ed eruzioni è un edificio termale.

Si tratta delle Terme romane dell’Indirizzo

Terme romane
Terme romane

Edificio termale del II secolo d.C.con un calidarium ed un frigidarium.
Si trova in piazza Currò, equidistante dal Castello Ursino e dal Duomo.
E’ incorporato nell’ex convento di S. Maria dell’Indirizzo, oggi utilizzato come edificio scolastico.
Il complesso era dotato delle fornaci per il riscaldamento dell’acqua e dell’aria e tutte le canalizzazioni per l’approvvigionamento dell’acqua e quelle per lo scarico.

Una delle lapide della chiesa (lato sud) spiega l‘origine del nome “Indirizzo”.
Un miracolo che avrebbe salvato il viceré di Sicilia, Pietro Girone, nel 1610.
Sorpreso da una tempesta mentre si avvicinava alla costa durante la notte, venne salvato da una luce votiva di detto convento che lo “indirizzò” al porto.

Le terme dell’Indirizzo, insieme alle terme della Rotonda e alle terme Achilliane, sono tra le principali testimonianze della Catania romana e tardo-romana.

Sono oggi parte del Parco Archeologico Greco-Romano di Catania.

Storia di Catania
Mappa della città di Catania prima dell'eruzione del 1669


Piazza Duomo

Nella piazza si trovano la Cattedrale, il Seminario dei Chierici e il Municipio.

La fontana dell’elefante che sorge al centro della piazza Duomo è stata progettata dal grande Gian Battista Vaccarini. Sopra l’elefante è un obelisco egiziano, forse proveniente dal circo romano di Catania.

 

La città subisce nei secoli le stesse sorti del resto della Sicilia.

Quindi, venne conquistata prima dagli ostrogoti, poi dagli arabi, dai normanni, dagli svevi (1194-1266) ai quali si deve l’edificazione del Castello Ursino e dagli angioini.

Storia di Catania sveva
Il Castello Ursino

Nel 1282 passò agli aragonesi, fino al 1410.

 

Catania diventa capitale del Regno di Sicilia.

Per un certo periodo della storia di Catania, a partire dal 1402, con il re aragonese Martino I di Sicilia, il capoluogo divenne capitale del Regno di Sicilia.
Dal 1516, anno dell’ascesa al trono di Carlo V, fino al 1713 la dominazione spagnola delle Due Sicilie previde il modello di amministrazioni locali distinte con i rispettivi vicerè.

I discendenti dei vicerè spagnoli nella seconda metà del 1800 furono i Paternò Castello.

Per inciso, il famoso romanzo di Federico De Roberto sulla storia di Catania, i Vicerè, è appunto centrato sul protagonista marchese di San Giuliano.

La vicenda si colloca nel periodo a cavallo della unificazione d’Italia, ossia oltre un secolo dopo la fine della dominazione spagnola.

La pace europea viene sancita a Utrecht.

Nel 1713 la Sicilia divenne regno indipendente

assegnato a Vittorio Amedeo II di Savoia.

Ma dopo appena 5 anni passò in mano agli Asburgo d’Austria.

Tale fase fu contrassegnata da un intollerabile fiscalismo.

La soluzione del dissidio fra spagnoli e austriaci fu favorevole ai primi e Carlo di Borbone-Parma riportò la Sicilia sotto il dominio spagnolo, con un forte sbilanciamento dei poteri interni al Regno a favore di Napoli.

Nonostante il naturale attrito con gli spagnoli, a differenza della più arabo-normanna Palermo, Catania mantiene forti radici greco-spagnole.

Queste differenze sono caratteristiche comuni, in generale, delle popolazioni che abitano la Sicilia orientale rispetto a quelle delle parte occidentale.

 

L’avvento dell’unità d’Italia

Nel 1860, a seguito della spedizione garibaldina, entrò a far parte del Regno d’Italia. I due terzi degli introiti del neonato regno italiano provennero dalle casse dell’ex Regno delle due Sicilie.

A causa di una notevole differenza nella lingua e nei costumi piemontesi e siciliani non si pervenne, tuttavia, ad una unificazione sostanziale. Anzi le condizioni strutturali e infrastrutturali del Sud peggiorarono notevolmente e aumentarono a dismisura gli episodi di brigantaggio.

Persino presso la stessa borghesia illuminata, che nei primi del 1800 aveva chiesto e ottenuto dai Borboni la prima Costituzione in territorio italiano, crebbe e si diffuse il sentimento di sfiducia nei confronti dei Savoia.

Catania nel ‘900

Catania, dopo i primi lustri dall’unità d’Italia critici per il passaggio dal vecchio al nuovo regime, ebbe un notevole sviluppo economico nei campi più disparati.

Passiamoli in una veloce rassegna.

Il boom economico negli anni ’60

Lo sviluppo degli anni sessanta, soprattutto industriale, raggiunse un livello tale che, per definire Catania, tornò in auge il termine “Milano del Sud” . L’espressione fu in realtà coniata negli anni 20 dal De Roberto che stabilì il parallelismo fra le due città, rispettivamente centri culturali e produttivi del meridione e del settentrione d’Italia.

Le cause di questa vigorosa crescita economica furono dovute all’espansione sia dell’edilizia in città, che anche del settore agricolo in provincia e, in special modo, quello della agrumicoltura nella vicina piana di Catania e della preparazione delle conserve alimentari.

Catania reinventa il proprio modello industriale

In questo periodo Catania cessò quasi del tutto le attività industriali solfifere e delle pelli in cui era eccellente nei primi anni del ventesimo secolo.

Ebbe, invece, una posizione di rilievo nazionale in due campi.

  • Nel campo dell’elettronica, in modo particolare nella ricerca, progettazione e produzione di componenti a semiconduttore.
  • Nel campo dell’industria farmaceutica e chimica (concimi artificiali).

Dagli anni ’80 ad oggi

Lo sviluppo economico, tuttavia, fu condizionato e frenato dalla infiltrazione della mafia, che a Catania sino ad allora era rimasta ai margini della vita cittadina, nel tessuto sociale e produttivo. Gli effetti si sarebbero visti negli anni seguenti.

Negli anni ottanta, quando nell’arco di un anno avvenivano anche più di cento omicidi, testimone e poi vittima della mattanza mafiosa fu il coraggioso giornalista siracusano, ma catanese d’adozione, Pippo Fava.

Il sistema affaristico del cosiddetto “Caso Catania” ebbe il suo epilogo con lo scandalo dell’appalto per il centro fieristico “Le Ciminiere” di viale Africa. Venne, infatti, a galla un giro di tangenti in cui era coinvolta buona parte della classe dirigente del tempo: si parlò di «Tangentopoli catanese».
La caduta dei cavalieri del lavoro causò la perdita del posto di lavoro per migliaia di cittadini.

La città reagì ed ebbe come un sobbalzo (o come detto da alcuni una “primavera”), quando rifiorirono iniziative economiche e culturali. Nel 1988 il grande leader politico Marco Pannella si candidò a sindaco, con una “lista civica laica e verde” che ottenne quasi il 10% di voti e favorì un cambio nella politica locale.


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